Perché iniziare una Psicoterapia?

"Le tre età della donna" - Gustav Klimt
" Una delle funzioni essenziali della madre consiste nell’introdurre il mondo a piccole dosi, un compito che non richiede le doti intellettuali necessarie ai filosofi, ma semplicemente la devozione nei confronti del proprio bambino. "

D. W. Winnicott
Inizio questo articolo citando Roland Dalbiez il quale sosteneva che “i fenomeni che la psicoterapia si sforza di modificare sono fenomeni patologici e non colpe morali. Non ha lo scopo di rendere la gente virtuosa, ma di restituirle la salute”.
Oggi è ancora diffusa nell'immaginario collettivo l'idea del ricorso allo psicoterapeuta solo in casi chiaramente patologici.
In tal modo l’inizio della psicoterapia viene erroneamente vissuto come la certificazione del passaggio da una condizione normale ad una condizione patologica, che necessita di una "cura".
Questa convinzione fa riferimento ad un atteggiamento che tende ad assimilare la professionalità dello psicoterapeuta a quella del medico, circoscrivendo il suo ambito di competenza esclusivamente alla patologia.
Tuttavia, una persona che ad esempio, sta affrontando una separazione/divorzio, non necessariamente presenta disturbi psicopatologici, ma ciò non esclude che egli possa ugualmente aver bisogno di uno specialista che l'accompagni durante una fase critica della sua vita.
Ancora, un genitore che si rivolge allo psicologo non lo fa necessariamente perché ha una psicopatologia, ma perché ad esempio vive la frustrazione di un rapporto disfunzionale con il figlio e, desidera confrontasi con uno specialista che l'aiuti ad individuare quelle modalità che si sono rivelate inefficaci in una relazione così significativa come quella genitore/figlio.
Questi sono solo alcuni esempi della versatilità dell'intervento psicologico, che non ha alcuna relazione con una condizione psicopatologica, e quindi non va automaticamente associato alla presenza di un disturbo che necessita un intervento terapeutico.

Rivolgersi ad uno psicoterapeuta significa essere accompagnati in un viaggio di esplorazione nel nostro mondo interiore, incontrare la propria sofferenza che finalmente troverà uno spazio e un luogo in cui essere ascoltata, accettata, compresa.
Il terapeuta aiuta il paziente a descrivere ed esprimere in parole gli stati d’animo, i sentimenti e i vissuti, includendo anche gli aspetti contraddittori, le dimensioni problematiche e tutte le altre esperienze che il paziente non è capace di riconoscere o interpretare.
Un trattamento efficace non consente soltanto di risolvere i sintomi, ma anche di far emergere la presenza positiva di capacità e risorse psicologiche. Intraprendere una psicoterapia implica un atto di fiducia verso il terapeuta e in seguito verso se stessi.
Carl Rogers sosteneva che praticare la psicoterapia non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti.
Durante gli anni dell’università e della scuola di specializzazione mi sono imbattuta nella conoscenza e nello studio di diversi orientamenti psicologici. La mia personale conclusione è che non esiste il metodo perfetto o un metodo migliore rispetto ad un altro.
L’aumento nella quantità e nella qualità delle ricerche sulle psicoterapie ha dimostrato come nessun approccio terapeutico sia chiaramente superiore ad un altro, rinforzando così una visione integrativa della psicoterapia (Stiles e al. 1986; Elkin e al.; 1989; Beckam, 1990).
Benchè la mia sia una preparazione ad orientamento psicodinamico in cui credo e di cui decanto senza remore le lodi, mantengo sempre una certa apertura verso i diversi orientamenti psicoterapeutici nel corso del mio lavoro clinico.
E’ il paziente e il rapporto esistenziale che si istaura tra paziente e terapeuta che creano i presupposti essenziali per lo sviluppo della terapia orientandone il trattamento clinico.
Concludo questo articolo citando Anna Oliverio Ferraris: “Agli psicoterapeuti capita ogni tanto di ascoltare dai loro pazienti storie 'impossibili', più simili ai sogni che alla realtà.
Storie di cui si stenta a comprendere i motivi che le hanno originate. Per chi è estraneo alla vicenda sembra incredibile che una persona abbia potuto accettare certe condizioni o comportarsi in modi tanto insensati.
Quando, però, ricostruendo la vicenda esistenziale del paziente se ne scopre la chiave di lettura, tutto diventa improvvisamente chiaro”.


Riferimenti Bibliografici:

- Alexander F., French T. M., "Psychoanalytic Therapy: Principles and Application", New York: Ronald Press, (1946)
- A. Maslow, "Motivazione e personalità", (1954/70)
- Shedler J., "The Efficacy of Psychodynamic Psychotherapy", American Psychologist, , vol. 65, n. 2, pp. 98-109, (2010)
- Carl Rogers, "Psicoterapia di consultazione", (1942)